L’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) ha pubblicato il nuovo Rapporto dell’ambiente in Europa, il cui ultimo aggiornamento risaliva al 2020: rappresenta l’analisi più completa sullo stato attuale e sulle prospettive dell’ambiente, del clima e della sostenibilità nel Vecchio continente, basata su dati provenienti da 38 Paesi raccolti con rigore scientifico da quella che è a tutti gli effetti un’Agenzia dell’Ue.
Dal report emerge che negli ultimi cinque anni sono stati compiuti progressi significativi nella riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento atmosferico, ma lo stato generale dell’ambiente in Europa non è buono, soprattutto per quanto riguarda la natura, che continua a subire degrado, sfruttamento eccessivo e perdita di biodiversità. I cambiamenti climatici e il degrado ambientale «rappresentano una minaccia diretta per la competitività dell’Europa, dipendente dalle risorse naturali», sottolinea l’Agenzia.
«Non possiamo permetterci di ridimensionare le nostre ambizioni in materia di clima, ambiente e sostenibilità», commenta Leena Ylä-Mononen in qualità di direttrice esecutiva della Eea, sulla stessa linea della vicepresidente esecutiva della Commissione Ue per una Transizione pulita, giusta e competitiva, Teresa Ribera: «I recenti eventi meteorologici estremi dimostrano quanto diventino fragili la nostra prosperità e la nostra sicurezza quando la natura si degrada e gli impatti climatici si intensificano. Ritardare o rinviare i nostri obiettivi climatici non farebbe altro che aumentare i costi, aumentare le disuguaglianze e indebolire la nostra resilienza. Proteggere la natura non è un costo ma un investimento».
Per quanto riguarda in particolare il fronte dell’economia circolare, il rapporto evidenzia che «l’Italia registra un tasso elevato di utilizzo dei materiali. Tuttavia, occorre ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche, rafforzando il riciclo e il riutilizzo delle risorse già presenti sul territorio nazionale».
Come sottolinea nel merito Edo Ronchi, già ministro dell’Ambiente oggi alla guida della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, l’Europa «sta facendo pochi progressi in direzione di una maggiore circolarità per ridurre il consumo di materiali: il suo tasso di circolarità, dal 10,7% nel 2010, è salito solo all’11,8% nel 2023. In Europa prevalgono ancora ampiamente i sistemi di produzione e di consumo lineari. Nonostante il positivo aumento del riciclo dei rifiuti e dell’efficienza delle risorse negli ultimi 10-15 anni, con i trend attuali non raggiungerà l’obiettivo di raddoppiare l’uso circolare dei materiali al 2030», individuato dalla comunicazione sul Clean industrial deal presentata dalla Commissione europea (arrivando al 24% nel 2030 dall’attuale 11,8%)
Lo stesso vale per l’Italia: guardando al tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (Cmu), l’Italia mostra una performance quasi doppia rispetto alla media Ue (20,8% vs 11,8%), ma i progressi sono minimi dato che dal 2022 al 2023 l’incremento è stato del +0,2%.